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Scritture retiniche sull'oscenità dei denti

frammento del progetto C/o

concept e regia:
Francesca Pennini

azione e creazione:
Andrea Amaducci
Angelo Pedroni
Francesca Pennini
Giulio Santolini

residenze artistiche:
Teatro Comunale Ferrara
Operaestate Festival
Cantieri Danza
Rifrazioni Festival

residenza artistica:
Teatro Comunale di Ferrara

piece per spazi teatrali
anno 2010

durata: 30’

XD. Sorriso telematico.
Corpo letterale e digitabile, icona emotiva.
Viso serrato in una X di occhi strizzati e ridenti, amplificati e nulli.
X croce oftalmica.
Intersezione cartesiana a definire il punto di indagine nel luogo senza luogo dell'immagine.
Viso esposto ed oscenato in una D dentaria.
D bocca che si mostra come soglia tra visibile e dietro-le-quinte della scena del corpo.
Corpi deformi, colorati e androgini approssimati nelle forme manga.
Incasellati nello scorrere rettangolare del tempo fumettistico.
Patinati e cristallizzati nell'anatomia temporale eterna e puntiforme della foto che li possiede.
Bagnati dalla superficie lucida della retina che li tocca.

Hanno partecipato a fasi di creazione o a performance eccezionali:
Nicola Galli, Elisa Mucchi, Carmine Parise, Paolo Raccanello, Gaetano Viviano

"[...] complesso e definito è il linguaggio della pur giovanissima Francesca Pennini, autrice di un quartetto in cui l’indagine sulla derealizzazione del presente e sulla pornografia dello sguardo – temi portanti di una ricerca declinata ora con ludica bidimensionalità ora con livida crudeltà – si appropria dell’imperante immaginario cartoon. Mescolando celebri supereroi a stelle e strisce con anonime figure manga, la scrittura scenica mette a nudo i meccanismi di mercificazione che riducono il corpo a mero supporto di brand stampati sulla pelle. E tra una risata e l’altra ci si rende conto che l’osceno non è tanto nell’esposizione della carne quanto nella sua progressiva smaterializzazione."
[ Andrea Nanni - Non solo soli, cercando di evitare i calcinacci - 12/2010 ]

"Una patina d’arte pop copre il lavoro concettuale di Collettivo Cinetico, che affonda nelle tinte di Roy Liechtenstein, si tuffa nelle serigrafie di Andy Warhol e nelle più recenti sculture di Takeshi Murakami per stravolgerne il senso in una danza che è al contempo abiura e celebrazione dell’iconografia di massa, della sua capacità di creare mondi virtuali, miti, eroi; di catturare, scrivere, imprimere, la retina degli spettatori. Le immagini create dal gruppo cadono sulla scena come una cascata di segni significanti mai riconducibili al proprio reale significato ma latitanti in uno stato di significanza. [...] Ridicolizzati gli eroi, rimane solo il biancore dei denti, un ghigno osseo, un sorriso forzato; l’oscenità di ossa bianche prive di qualsiasi emotività."
[ Matteo Antonaci - teatroecritica.net - 12/2010 ]

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