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(t) E.S.T.E.

Esperienze Spaziali Temporalmente Estranee

concept e regia:
Francesca Pennini

azione e creazione:
Andrea Amaducci
Francesco Bettoni
Liliana Letterese
Andrea Lugli
Elisa Mucchi
Francesca Pennini
Andrea Raffo

orchestra:
Complesso Rinascimentale del Conservatorio di Ferrara

direttore:
Gianni Lazzari

voce:
Miho Kamya

arpa:
Marianne Gubri

flauti dritti:
Carlo Braga
Stefano Fanton
Antonio Lorenzoni
Stefano Squarzina
Luca Scarpa

viole da gamba:
Angela Albanese
Gianni Lazzari
Silvia Guberti

viella:
Simone Baroni

bombarda:
Vanja Gentile

dulciana:
Manuel Cester

percussioni:
Giovanni Tufano

piece per spazi teatrali
anno 2007

durata: 45'

Fino a che punto può arrivare il possesso di un corpo?
Quanto si può assottigliare l’involucro pudico che lo riveste?
E’ possibile annullare le pulsioni umane attraverso le loro sedi nella mappa corporea?
( t ) E.S.T.E. è una collezione di domande che conservano il loro interrogativo.
( t ) E.S.T.E. è una storia senza narrazione; una successione di strutture di pensiero estrapolate da “fatti” reali.
Quasi reali.
L’evento storico è una struttura compiuta poiché organizzata secondo i principi generali che governano gli accadimenti e costituisce una griglia assiomatica dalla quale entrare ed uscire generando pieghe e deformazioni.
Questo reticolo compositivo è la vicenda degli amanti Ugo e Parisina, figlio e moglie di Niccolò III d’Este, marchese della Ferrara Quattrocentesca, entrambi decapitati a causa del peccato passionale commesso.
La performance costituisce una sorta di organismo temporalmente modificato che si interfaccia cronologicamente sia al XV che al XXI secolo.
In questa schizofrenia storica i performer diventano creature ibride e terze ad entrambe le epoche, con ruolo alcuno se non quello condensato nell’essere corpo.
Quello che resta sono corpi acefali e irrimediabilmente materici che si spostano in un atlante motorio in cui la successione degli eventi è completamente dissolta ed in cui i temi rimangono cristallizzati nel processo di origine del gesto.




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