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Sherlock Holmes

alias _ _ _ Mock Hero's Hells

concept:
Francesca Pennini [ alias _ _ _ Annina Sperniccef ]

regia e drammaturgia:
Angelo Pedroni [ alias _ _ _ Pina Redengolo ]
Francesca Pennini

coreografie e partiture fisiche:
Francesca Pennini in collaborazione con gli interpreti

in scena:
Giulio Santolini [ alias _ _ _ Luigina Olistoni ]
Daniele Bonaiuti [ alias _ _ _ Edilio Beutanina ]
Roberto De Sarno [ alias _ _ _ Bernardo Roseto ]

assistenza organizzativa:
Carmine Parise [ alias _ _ _ Cesare Parmini ]

costumi:
Patrizia Caggiati [ alias _ _ _ Zia Catia Pratiggi ]

luci e tecnica:
Emiliano Curà [ alias _ _ _ Luciano Reami ]

realizzazione scene:
Paolo Romanini [ alias _ _ _ Mariano Pinolo ]

produzione:
Teatro delle Briciole [ alias _ _ _ Teatro Ercole Bidelli ]
Compagnia CollettivO CineticO [ alias _ _ _ Compagnia Vitellone Cicciotto ]

piece per spazi teatrali e un pubblico giovane [8-12 anni]
anno 2015

durata: 75'

Sherlock Holmes, il suo celebre metodo fondato sul binomio osservazione e deduzione, si reincarna sulla scena in un anomalo terzetto di investigatori contemporanei, animati da una inesauribile voglia di andare oltre il volto immediato e ingannevole della realtà, di analizzare i dettagli e ipotizzare possibili soluzioni.

"Scrive Arthur Conan Doyle, il padre di «Sherlock Holmes», che «il mondo è pieno di cose ovvie che nessuno si prende mai la cura di osservare». L’idea che guida le parole e le azioni di questo spettacolo è la volontà assoluta, liberissima, giocosa, di rovesciare quella verità e osservare con divertita ostinazione il mondo. Sherlock Holmes, il suo celebre metodo fondato sul binomio osservazione e deduzione, si reincarna sulla scena in un anomalo terzetto di investigatori contemporanei, animati da una inesauribile voglia di andare oltre il volto immediato e ingannevole della realtà, di analizzare i dettagli e ipotizzare possibili soluzioni.
Nella sua sorprendente somiglianza con i meccanismi profondi della curiosità infantile, l’applicazione rigorosa e nello stesso tempo umoristica del metodo deduttivo è lo strumento di un viaggio di scoperta e investigazione di quel pezzo di mondo, di quel vero e proprio microcosmo, che è il teatro. Un viaggio che diventa esplorazione della relazione ambigua tra realtà e finzione, verità e apparenza, artificio tecnico e autenticità di emozione. Quella che si viene compiendo sulla scena, “teatro del crimine” in una inedita accezione, è dunque una vera e propria anatomia in presa diretta, uno sguardo telescopico che si irradia sull’intero spettro del visibile e del sensibile.
L’ analisi clinica e interattiva di un campione del pubblico (lo spettatore non è forse parte integrante dell’accadimento teatrale?), convive allora con lo smontaggio e il rimontaggio della creazione artistica, innescando una riflessione sull’arte performativa e la sua relazione con la vita. La pluralità delle ipotesi ricostruttive dei movimenti coreografici di uno spettacolo, a partire dagli indizi lasciati sulla “scena del delitto”, si traduce in un vertiginoso atlante concentrato della danza, dal minimal alla contact improvisation, dalla metal al musical, perché il linguaggio del corpo ha estensione infinita, come infinito e aperto è il catalogo delle ipotesi sul mondo, se si parte dalla sua osservazione analitica.
Tecnica e immaginazione si sorreggono a vicenda. Il teatro è metafora della immaginazione umana e della vita stessa, universo espressivo totale e complesso, di cui non si tralascia nulla, neanche il versante spaziale-costruttivo, così ricco di aspetti carichi di potenzialità, quando si possieda un occhio ricco di acume investigativo. Così, l’occhio di una telecamera, moderno erede della lente di Sherlock Holmes, nella sua assoluta libertà di indagine scruta, analizza, rielabora tutti i recessi dello spazio-mondo: persone e oggetti, spettatori e proiettori, costumi e note di regia, e non si preoccupa di superare le pareti del teatro per puntare sulla vita là fuori che continua a scorrere, o di farsi strada dietro le quinte. Perché “le cose ovvie di cui è pieno il mondo”, se osservate, guardate, scrutate, possono dirci qualcosa di nuovo, rivelare un volto segreto."
[ Olindo Rampin - 3/2015 ]

"Segnatevi il nome: CollettivO CineticO. Sono giovani, vivono a Ferrara, interpretano la danza come un gioco affascinante di tecnica rigorosa e di slanci nella poesia del corpo, di geometria e follia. Vincitori nel 2014 del premio Rete critica, la rete dei blog e siti di teatro, compongono incursioni nei territori contaminati dell’immaginario contemporaneo.
Li abbiamo visti per strada nel festival Danza urbana di Bologna alle prese con le gesta fisiche di alcuni (improbabili) supereroi o in teatro in un talent Amleto, con bando per le iscrizioni su Facebook, con prove esilaranti e molto serie per i partecipanti. Hanno composto un vero e proprio manifesto generazionale con «age», chiamando un gruppo di adolescenti a improvvisare sentimenti, emozioni, rapporti reagendo a stimoli dati, come su uno struggente ring dell’esibizione di sé.
In Miniballetto n.1 Francesca Pennini (con il drammaturgo Angelo Pedroni, l’anima della compagnia) alterna momenti di virtuosismo coreutico a slanci nella pura visionarietà, con un drone volteggiante e piume smosse come un vento cosmico. Nella loro continua indagine sui meccanismi della performatività, sui confini tra rappresentazione, tecnica e incrinatura esistenziale, sono approdati ora a Sherlock, uno spettacolo per ragazzi prodotto con il glorioso Teatro delle Briciole di Parma.
Secondo lo spirito del personaggio di Conan Doyle si tratta di una divertente, ammiccante investigazione deduttiva. Gli addetti della compagnia di pulizie Watson Srl devono rimuovere le tracce dello spettacolo della sera precedente, e per farlo devono prima ricostruirle in modo “scientifico”.
Il pretesto narrativo conduce a un viaggio in diversi stili di danza e possibilità coreografiche, per mostrare come solo lo scatto nell’immaginazione possa definire i modi che l’arte ha per trasfigurare la realtà. I giovani spettatori sono coinvolti in un gioco che chiede continuamente di guardare oltre le apparenze, per estrarre inedite visioni dal flusso della vita quotidiana."
[ Massimo Marino - Left - 16/04/2015 ]

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