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Eye Was Ear

frammento del progetto C/o

concept e regia:
Francesca Pennini

azione e creazione:
Andrea Amaducci
Francesca Pennini

musica originale:
Gianluca Russo

residenze:
Santarcangelo dei Teatri
Teatro Comunale di Ferrara

spettacolo vincitore del Premio Giovani Danz’Autori E-R 2008

piece per spazi teatrali
anno 2008

durata: 30'

I WAS HERE, un certificato di assenza. Pubblicazione di uno statuto ontologico che ha per protagonisti i corpi degli utenti informatici e dei loro avatar. Interfacciarsi binario tra diverse dimensioni di esistenza, tra prima, seconda e terza vita. Studio sulla presenza nelle sue sfaccettature più deviate; su corpi utopici annullati e sublimati ad organismi privi di organi e fatti di pixel. Tassonomia cinetica omolaterale, palindromo formale che riorganizza la sintassi corporea generando un ipertesto di cinémi in cui il performer diventa utente del diramarsi coreografico. Fluttuare percettivo che palesa il proprio artificio. Corpi anagrammati e rovesciati che si presentano con ciò che mai è presentazione di se stessi: il retro, la schiena. Nuche che diventano visi vuoti e privati di ciò che li proietta nella distanza: occhi, orecchie... EYE was EAR, un corollario di carni senza luogo.

Hanno partecipato a fasi di creazione o a performance eccezionali:
Jacopo Jenna, Alessandro Pintus

“Ludico e concettuale, sintetico e bidimensionale, il lavoro della giovane danzatrice e coreografa ferrarese (arruolata da Sasha Waltz per le prossime produzioni berlinesi) indaga con inquieto rigore le derive di una virtualità in cui il corpo diventa anagramma insolubile, copia senza originale, oscena immaterialità. Il risultato è un acre divertissement in cui parrucche, protesi plastiche e indumenti indossati al contrario trasformano la stessa Pennini e Alessandro Pintus in figurine ancipiti che oscillano su un quadrato bianco tra suoni rubati alla piattaforma Second Life. Così, tra nuche trasformate in volti privi di occhi, e braccia pronte a staccarsi dal tronco si delinea una tassonomia immaginaria dove emerge tutta la violenza del presente derealizzato in cui siamo immersi.”
[ Andrea Nanni - Hystrio - 01/ 2009 ]


“Con Eye Was Ear la Pennini disegna un rebus coreografico scabro e sofisticato in cui le nuche rasate e incorniciate da parrucche bionde diventano volti privi di tratti, la schiena busto, i passi indietro passi avanti e il sotto sopra, in una distorsione ottica che costruisce corpi alieni e gommosi (avatar, secondo l’autrice) deprivati di identità certe ma dotati di nuove possibilità di movimento.”
[ Maria Cecilia Bizzarri - Danza & Danza - 11/2008 ]

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