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Sylphidarium

Maria Taglioni on the ground


concept, regia e coreografia:
Francesca Pennini

 

musiche originali:

Francesco Antonioni


azione e creazione:

Simone Arganini

Margherita Elliot

Carolina Fanti

Carmine Parise

Angelo Pedroni

Francesca Pennini

Stefano Sardi

Vilma Trevisan

 

violino:

Marlène Prodigo

 

percussioni:

Flavio Tanzi

 

disegno luci e tecnica:

Fabio Sajiz

 

video:

Marco Morandi

 

disegno costumi:

Francesca Pennini in collaborazione con gli interpreti

 

realizzazione costumi:

Edoardo Morandi

Interno Danza Ferrara

 

co-produzione:

CollettivO CineticO

Théatre de Liège

Torinodanza Festival

Festival MITO

CANGO, Cantieri Goldonetta Firenze

 

in collaborazione con:

Emilia Romagna Teatro Fondazione

Fondazione Teatro Comunale di Ferrara

L'Arboreto - Teatro Dimora di Mondaino

 

con il contributo di:

ResiDance XL - luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche

Azione della Rete Anticorpi XL - Network Giovane Danza D'autore

coordinata da L'Arboreto - Teatro Dimora di Mondaino

piece per spazi teatrali
anno
2016



“Sylphidarium” eredita gli elementi di peculiarità dei classici per tracciare un percorso che riflette sul rapporto tra narrazione e astrazione con una formula drammaturgica che ibrida le due dimensioni, sintetizza i principi della storia, traspone eventi in funzioni e ne distilla la simbologia.
La storia della danza, attraversando “La Sylphide” e “Les Sylphides”, é dunque parte dei contenuti e dell’approccio strutturale di “Sylphidarium”.
Questo sguardo archeologico si fa corpo nella tradizione del balletto e ne abita le carcasse così come i silfidi vivono e depongono le uova nei cadaveri. Ed è così che viene fatta un’autopsia del balletto, con la stessa curiosità degli scienziati che risalgono all’ora del decesso dallo stadio larvale di questi insetti.


Con geniale inventiva, la coreografa ferrarese avvia lo spettacolo attraverso una stravagante e coloratissima passerella di moda, [...]. Il corpo liberato esplode in un trionfo motorio che sembra non avere fine, chiudendo uno spettacolo ricco di intelligente humour, di rigoroso linguaggio drammaturgico ed estetico, rivelando una nuova maturità compositiva di Francesca Pennini.


[ Giuseppe Distefano - Artribune - 17/10/2016 ]



[...] il risultato adrenalinico che irrompe dall’ultimo lavoro del CollettivO cineticO guidato dalla sempre talentuosa Francesca Pennini. I meccanismi e le estetiche delle scene sono un campionario infinito di Tartan, di costumi candidi, di passamontagna, di estremità zoomorfiche contrapposte al mito della scarpetta, di sequenze nude, di antropofagie che declinano le pulsioni liquidanti la leggerezza. Insomma, davvero una mappa vibrante che fa piazza pulita del sublime.


[ Rodolfo Di Giammarco - La Repubblica - 02/10/2016 ]



Sul palcoscenico non c’è tregua: potenza dinamica, presenza e vigore fisici, veemenza pulsante e contagiosa, sensualità applicata con classe a una raffinata tecnica per danzatori. Una strepitosa Francesca Pennini conquista il pubblico con un’esibizione impeccabile per coreografia, tecnica e capacità di creare flussi d’energia interscambiabile tra il pubblico e il palcoscenico. Sylphidarium è uno spettacolo che guarda al futuro della danza, che si proietta verso un universo nuovo e all’avanguardia, che utilizza i linguaggi e le modalità del performance texte con maestria e maturità artistica, secondo un’ottica originale e quanto mai attuale.


[ Lavinia Morisco - LSD Magazine - 18/10/2016 ]



Ed ecco che il genio creativo di Pennini trova la soluzione: svecchia l’immagine della ballerina classica, silfide per eccellenza, accorciando il tutù – comunque debitamente rispolverato – per mostrare al meglio il luccichio di leggings argentati e scaldamuscoli, come vuole la “scuola” di ginnastica dei frizzanti anni ’80. L’icona di Jane Fonda, dunque, scavalca il simulacro di Maria Taglioni, che seppur “on the ground” – per citare ancora una volta il sottotitolo – non abbandona le scarpette da punta. Le silfidi, allora, diventano Uomini a tutti gli effetti, nudi nella carne e nell’istinto, anelanti l’Amore senza alcuna discriminazione, corroborati dalla danza fino all’ultimo respiro. Proprio come quello che, col buio, chiude lo spettacolo.


[ Marco Argentina - Il Giornale della Danza - 17/10/2016 ]



E allora tutto inizia come una sfilata di moda post-punk di scozzesi, fanciulle da marito, elfi, silfidi innamorate improvvisamente dell’umano, streghe e altri esseri magici che avveleneranno la silfide – la leggerezza – portandola a straziata morte. E immette ginnastica, acrobatica, culturismo, un finale aerobico modellato sui video di Jane Fonda; lega fantasy e smontaggio ironico dei canovacci dei balletti. [...] Un lavoro rutilante, sostenuto dalla musica mobilissima di Francesco Antonioni, nelle luci immaginose di Fabio Sajiz, una rievocazione del dolore umano e dell’esaltazione del corpo. Un sogno a occhi aperti su una favola raccontata da ragazzi di oggi, cresciuti, smagati, ma ancora desiderosi di mettere in moto il respiro della fantasia.


[ Massimo Marino - Il Corriere di Bologna - 16/10/2016 ]



Così, con Sylphidarium, Pennini indugia sul cadavere del balletto – e della società: lo fa a pezzi, lo smonta, lo rimonta, lo interseca e infine lo fa rinascere in una personalissima riscrittura lasciandone però inalterata l’essenza. [...] E come fanno le silfidi quando si nutrono delle carcasse, anche Pennini trae nuova linfa vitale dalla “morte”, ovvero da una codificazione della danza classica apparentemente rigida e immutabile, dimostrando invece come uno sguardo ardito possa rivoluzionare anche le certezze più consolidate. Muovendosi fra tradizione e trasgressione, CollettivO CineticO allarga così gli orizzonti della danza contemporanea disegnando nuovi scenari possibili attraverso una scrittura coreografica che unisce l’accuratezza scientifica dell’ entomologo alla follia dell’artista.


[ Sara Curati - Paper Street - 22/09/2016 ]



Insomma Pennini invece di tornare a raccontarci la storia attualizzata, ne disseziona le parti con l’attenzione di un entomologo, la destruttura e con un procedimento concettuale la ricompone proponendocene i singoli elementi in una confezione piena di humour. In questo sostenuta dalla musica di Antonioni dal suono molto contemporaneo e accattivante che però non manca di riproporci, distorti, brandelli di Chopin: la mazurka, la polacca, un valzer. Senza contare la bravura degli otto danzatori Pennini compresa.


[ Seregio Trombetta - La Stampa - 14/09/2016 ]